San Paolo e lo sport [10]
La comunità che diede molte preoccupazioni a San Paolo fu sicuramente quella di Corinto, città portuale e multiculturale. I corinzi erano molto curiosi di novità e come accolsero di buon grado l’annuncio di Paolo, così erano disposti ad accogliere altri annunci, senza troppe analisi sulla bontà del prodotto proposto e sull’affidabilità del predicatore.
Per rimanere nel campo dello sport, sarebbe come se andasse bene qualsiasi preparazione o allenatore per vincere una gara nelle olimpiadi, o nelle istmiche di Corinto.
San Paolo allora non usa mezzi termini e si presenta nella sua realtà di annunciatore creduto e credibile della salvezza di Gesù Cristo a pieno titolo, assumendosi ogni responsabilità e ogni carico della comunità, come un lottatore indomito che sa bene quanto gli è costato costruire quello che ora pare disgregarsi.
Si pensi pure a chi nello sport lavora e costruisce una squadra con sacrificio di forze e tempo, e successivamente si accorge che stanno sorgendo divisioni e gruppetti con diverse identità e con il rischio concreto che tutto si sfilacci, perché troppi galletti cantano nel pollaio.
Lasciamo la parola a San Paolo che snocciola tutto il lavoro compiuto in dettaglio in vari anni e viaggi dedicati alla comunità di Corinto con sacrifici continui, anche personali molto pesanti: “Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti eppure notissimi; come moribondi eppure viviamo; Come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!” (2 Corinzi 6,3-10).
Abbiamo qui una sintesi del tanto e pesante lavoro apostolico di San Paolo, che è partito da zero con un gruppo difficile da gestire e ne ha fatto una delle più vivaci comunità cristiane del primo secolo.
Chi è dunque l’apostolo? È come un combattente sempre in missione.
P. Marcello Lauritano, ssp