Paolo, già prima di essere conquistato da Cristo, si è dimostrato un coraggioso difensore della causa di Dio in mezzo agli uomini. Egli stesso si definirà “pieno di zelo per Dio” (Atti 22,3). A tale scopo, riguardo ai cristiani, credendoli una setta eretica, afferma: “Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne” (Atti 22,4). Ma, a Damasco, ecco l’evento che sconvolgerà e cambierà la sua vita: “Sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Filippesi 3,12). C’è una radicalità molto forte in questa espressione. È come se dicesse: Cristo mi ha preso il cuore, mi ha affascinato, mi ha entusiasmato, mi ha fatto innamorare; ora non mi appartengo più: mi ha conquistato, sono diventato suo.
Diventato apostolo, tuttavia, il suo zelo non cambia, anzi, si arricchisce. Continuerà a essere difensore di Dio in mezzo agli uomini, solo che ora ha una visione più precisa di Dio, ed è quella che ha il volto di Cristo.
Da buon israelita qual era, Paolo aveva già in mente una precisa immagine di Dio: era il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; il Dio che aveva liberato Israele dalla schiavitù egiziana e lo aveva costituito come suo popolo, sigillando una alleanza con le Dieci parole. Un Dio che si era rivelato al cuore umano, si era compromesso con un popolo preciso, era entrato nella sua storia e da esso attendeva obbedienza fedele alle sue indicazioni, alla Legge, perché solo così Israele avrebbe vinto il male e la morte.
Sulla via di Damasco, Paolo completa la sua conoscenza di fede: il suo Dio, dopo tutto quello che aveva fatto per il suo popolo, si era anche fatto uomo, si era fatto uno di noi in Gesù di Nazareth, si era reso visibile nel Rabbì di Nazareth. Aveva condiviso la condizione umana fino alla morte, per sconfiggere definitivamente il male, e inaugurare una vita radicalmente nuova, che non teme più la morte.
Ed ecco le esortazioni di Paolo ai cristiani perché lascino l’idolatria e ogni comportamento non idoneo al loro essere di Cristo:
“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1 Corinzi 6, 9-10).
“… miei cari, state lontani dall’idolatria” (1 Corinzi 10,14).
“Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria” (Colossesi 3,5).
“Vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero” (1 Tessalonicesi 1,9).
A riprova della necessità di abbandonare gli idoli, Paolo testimonia l’amore, la misericordia di Dio Padre e la molteplice manifestazione della sua bontà. Ci può essere ancora qualcuno che rimane indifferente di fronte a tanti doni?
“Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo […] predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo […]. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. […] In lui siamo stati fatti anche eredi” e lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto “è caparra della nostra eredità” (Efesini 1,3-14).
“Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete stati salvati” (Efesini 2,4).
“È lui (il Padre) che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati” (Colossesi 1,13-14).
“Quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. […] E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio” (2 Corinzi 5,1.5).
L’amore, la misericordia e i doni di Dio sono confermati dalla presenza di Cristo Gesù:
“Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Efesini 3,17-19). Paolo elenca le quattro dimensioni che indicavano la totalità dello spazio per dare un’idea dell’immensità dell’amore di Cristo. E lo conferma, dicendo: “Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi…” (Efesini 5,2); “L’amore di Cristo ci possiede …” (2 Corinzi 5,14) “Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Corinzi 8,9).
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