L’INTERVISTA IMPOSSIBILE A PAOLO DI TARSO
Articolo di Erika Nundini pubblicata sulla rivista SE VUOI
Paolo, di Tarso (oggi nella Turchia meridionale), nasce negli anni 5-10 dopo Cristo in una fervente famiglia giudaica con cittadinanza romana. Viene formato nell’ebraismo, ma impara anche il greco come lingua propria. Verso i 14 anni si trasferisce a Gerusalemme, per studiare la Torah presso la scuola più prestigiosa del tempo, quella di Gamaliele. Entra nel partito dei Farisei e come tale si impegna nella lotta al cristianesimo nascente. Non ha avuto modo di conoscere personalmente Gesù, ma sulla via di Damasco, all’incirca nell’anno 36, viene conquistato da Cristo e diviene apostolo del Vangelo. Percorre le terre allora conosciute, si fa tutto a tutti per condividere con tutti la gioia del Vangelo. Durante la persecuzione contro i cristiani, viene portato a Roma, condannato e decapitato. È il 29 giugno dell’anno 67.
INTERVISTA
Di lui, William Shakespeare ha detto: “santo per la Chiesa, grande per l’umanità, colui al quale il futuro è apparso”.Lo scrittore Igino Giordani ha scritto: “C’è in lui il genio del conquistatore, come Alessandro Magno e Cesare; c’è nella sua speculazione una profondità che ricorda Platone; e c’è nel suo tratto una tenerezza e una fantasia innamorata che l’avvicinano a Virgilio”. Pier Paolo Pasolini aggiunge: “Egli è qui, oggi, tra noi… È alla nostra società che egli si rivolge; è la nostra società che egli piange e ama, minaccia e perdona, aggredisce e teneramente abbraccia”. Si tratta dell’apostolo Paolo. Lo devo raggiungere e intervistare…
Saulo Paolo. Un nome che è già tutto un programma. Si sente l’erede del grande re Saulo? Stesso nome, stessa tribù, e incarico da parte di Dio.
Da giovane potevo guardare al grande re Saul. Gesù mi ha fatto capire cosa è veramente importante nella vita. E il mio nome è già un programma: Saulus Paulus, nella lingua dell’impero romano. Saulus (“colui che è desiderato”) perde la lettera S, una lettera di fuoco, di potenza; prende la P e diventa Paulus, un nome che significa “piccolo”.
C’è un elemento che caratterizza la sua vita?
Certamente la mia passione per Dio. Prima come fariseo osservante, ora come apostolo di Cristo. Due passioni ben diverse!
Dove sta questa diversità, essendo tutte e due passione per Dio?
Da giovane ero orgoglioso di essere un credente perfetto, esemplare. Ottima famiglia, ottima scuola, ottima vita: zelante nella fede e irreprensibile nel comportamento. Con un’unica passione: per Dio, per la sua santa Legge.
Mi sembra una cosa buona! Perché il cambiamento?
Sono stato conquistato da Gesù. Tutto quello che ero stato prima, ho scoperto che certo era importante, ma non valeva nulla al confronto della nuova realtà. Ora ho una nuova passione, che ha sconvolto la mia vita.
Cosa è avvenuto? Cosa ha scoperto?
Ho scoperto la croce di Cristo. Dio che accetta di morire per salvarmi, per incontrare me. E tutto questo per amore. Prima la mia passione era per Dio inteso come Legge, ora la mia passione è per Dio inteso come Grazia, come amore.
Cosa ha di negativo la passione per la Legge?
Dio come Legge è una passione pericolosa. Se male intesa può portare a dividere, a escludere, ad allontanare, fino ad uccidere: per eliminare l’idolatria e il male, si elimina l’idolatra.
Ma non è stato Dio a dare la Legge, i Comandamenti?
In realtà, Dio si è rivelato come Parola. E ha consegnato a Mosè Dieci Parole per il popolo, liberato dalla schiavitù, perché rimanesse sempre libero. Mosè cosa fa? Raduna il popolo e dice: “Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi!”. È proprio della natura umana! Dio offre libertà, e l’uomo traduce tutto in regole.
La tendenza a proporre la legge è presente anche oggi. Come mai?
Perché siamo figli della legge. Vogliamo la sicurezza della legge. Che mi fa dire: io sono giusto, tu sei peccatore, non voglio stare con te. Un Dio misericordioso fa paura. Perché è accoglienza, perdono. Senza misure. Eppure è questo il volto di Dio!
Che conseguenze ha un tale amore?
Tutti noi siamo stati graziati, perdonati, accolti da Cristo. Come possiamo dire ad un altro: tu non sei accolto? Se io escludo l’altro, che è accolto da Cristo, in realtà sto mettendo me stesso fuori da quella comunione di fratelli.
Nasce qui la sua passione per gli altri?
Mi identifico con Cristo. E mi faccio “tutto a tutti”. Proprio perché Dio si fa tutto a tutti. E la passione di Dio per ogni uomo diventa per me la passione per ogni uomo, perché ognuno si salvi. Una passione che è com-passione: passione, insieme a Cristo, nei riguardi degli uomini, e passione, insieme agli uomini, per Cristo.
Qual è il segreto di un evangelizzatore?
È necessario essere preparati, conoscere. Ma poi serve la passione, l’amore che mi spinge ad andare verso gli altri. Un innamorato non può tacere, gli parlano gli occhi!