Don Giacomo Alberione, nella sua predicazione e nei suoi scritti, continua a radicare l’amore che bisogna avere verso San Paolo.
Il 18 agosto 1954, don Alberione scrive il saluto ai visitatori dell’esposizione paolina che si tiene ad Alba in occasione del quarantennio di fondazione della Congregazione. Il testo verrà pubblicato nel San Paolo (numero di luglio-agosto). «La riconoscenza più viva va […] a San Paolo Apostolo, che è il vero Fondatore dell’Istituzione. Infatti egli ne è il padre, maestro, esemplare, protettore. Egli si è fatta questa Famiglia con un intervento così fisico e spirituale che neppure ora, a rifletterci, si può intendere bene; e tanto meno spiegare. Tutto è suo: di lui, il più completo interprete del Maestro Divino, che applicò il Vangelo alle nazioni e chiamò le nazioni a Cristo; di lui, la cui presenza nella teologia, nella morale, nell’organizzazione della Chiesa, nelle adattabilità dell’apostolato e dei suoi mezzi ai tempi è vivissima e sostanziale; e rimarrà tale sino alla fine dei secoli. Tutto mosse, tutto illuminò, tutto nutrì; egli fu la guida, l’economo, la difesa, il sostegno, ovunque la Famiglia Paolina si è stabilita. Meritava la prima Chiesa e la bella gloria che lo riproduce nel suo apostolato e nella sua paternità rispetto ai paolini. Non è avvenuto come quando si elegge un protettore per una persona, o istituzione. Non è che noi lo abbiamo eletto; è, invece, S. Paolo che ha eletto noi. La Famiglia Paolina deve essere San Paolo oggi vivente».
Il 20 agosto 1954, in una meditazione tenuta a Roma alla Famiglia Paolina (e stampata poi in Alle Figlie di San Paolo, meditazioni e istruzioni), dice: «Tutta la vita della Famiglia Paolina è venuta dall’Eucaristia, ma fu trasmessa da San Paolo.Dall’Eucaristia perché Gesù è la vita, ma l’Ostia santa per entrare nei nostri cuori ha bisogno di essere portata. Ed è stato San Paolo che ha compiuto quest’opera di comunicare la vita di Gesù Cristo. È il nostro padre San Paolo: in Christo Jesu per Evangelium ego vos genui. Tutto è suo.L’Istituto è stato ispirato da lui. Egli ne è il padre, ne è la luce, ne è il protettore, ne è il Maestro, tutto. I figli hanno la vita del Padre: vivere perciò come lui. […] La Famiglia Paolina è suscitata da san Paolo per continuare la sua opera; è san Paolo, vivo, ma che oggi è composto di tanti membri. Non abbiamo eletto noi san Paolo; è lui che ha eletti e chiamati noi. Vuole che facciamo quello che egli farebbe se oggi vivesse. E se vivesse che cosa farebbe? Adempirebbe i due grandi precetti come ha saputo adempierli. Amare Iddio con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta la mente; e amare il prossimo senza nulla risparmiarsi perché egli ha vissuto Cristo: Vivit vero in me Christus. Egli adopererebbe i più alti pulpiti eretti dal progresso odierno: stampa, cinema, radio, televisione: i più grandi ritrovati della dottrina di amore e di salvezza: il Vangelo di Gesù Cristo. San Paolo si è fatto per noi come forma. Quando si mette in macchina per stampa una forma, i fogli che si fanno passare sono stampati secondo la forma preparata. Oppure se vogliamo dire: quando si fanno le piccole statue si infonde nella forma gesso o scagliola: ed ecco la statua che noi desideravamo».
Nel novembre 1954, durante il corso di Esercizi, in una istruzione (contenuta nella raccolta Alle Figlie di San Paolo), don Alberione riprende e sottolinea alcuni temi: «“Voi siete una Congregazione singolare – mi facevano osservare la settimana scorsa -; tacete e siete sempre in moto”. San Paolo era così. Anche la nostra organizzazione, i nostri orari, le nostre attività, le nostre iniziative devono essere come le farebbe San Paolo adesso, come se vivesse oggi. Ieri, tornando da Bari, guardavamo i punti dove si era fermato San Paolo che veniva prigioniero a Roma; il foro, lungo la strada oltre Cisterna e che chiamano la “Fettuccia”; poi più avanti le Tre Taverne; due soste dove egli già aveva incontrato dei cristiani che venivano a ricercarlo da Roma. Ma se San Paolo fosse venuto adesso, non avrebbe fatto il cammino così, non è vero? Avrebbe preso un aereo per arrivare più presto e predicare più a lungo, aver più tempo, per quanto stava da lui».
Nel dicembre 1954, don Alberione tiene la meditazione dal titolo Le Famiglie Paoline (contenuto in Per un rinnovamento spirituale). Tra le varie cose, dice: «Acquistare un cuore largo, un cuore apostolico, il cuore di san Paolo. A quante Nazioni egli arrivò! E dove non arrivò con la sua presenza fisica, arrivò col suo cuore, con la sua preghiera, con la sua parola. La sua parola illumina ancora oggi tutta la teologia, illumina tutta la morale e l’ascetica e illumina tutta la Chiesa. L’organizzazione della Chiesa riflette ancora la sua organizzazione delle Chiese nelle varie Nazioni».
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