“Voi dunque pregate così: Padre nostro”
Nella Lettera per il Giubileo 2025, papa Francesco dedica l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, «a una grande “sinfonia” di preghiera. […] Un intenso anno di preghiera, in cui i cuori si aprano a ricevere l’abbondanza della grazia, facendo del “Padre nostro”, l’orazione che Gesù ci ha insegnato, il programma di vita di ogni suo discepolo».
Il Padre nostro è una preghiera universale. Le sue parole ci sono familiari. E certamente condividiamo ogni singola richiesta. A forza di ripeterle, sappiamo che sono le domande giuste da rivolgere a Dio.
Forse, però, è giunto il tempo di metterci in ascolto di Gesù. E cercare di catturare l’esperienza che ci voleva trasmettere con questo suo insegnamento.
Al dottore della legge – cioè l’esperto della Sacra Scrittura – che lo interroga, Gesù risponde: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?» (Luca 10,26). Il dottore della legge sapeva bene cosa c’era scritto. Ma Gesù va oltre: «Come leggi?». Cioè: come vivi quello che hai letto e che conosci? Quali conseguenze ha nella tua vita la parola di Dio?
Di qui l’importanza di ascoltare le parole del Padre nostro, farle risuonare nel nostro cuore, nella nostra mente, in tutto il nostro essere. Lasciarci sorprendere e trasformare.
Simone Weil (1909-1943), filosofa, mistica laica ebrea e scrittrice francese, afferma: «Questa preghiera contiene tutte le richieste possibili: non si può concepire una preghiera che non sia già contenuta in questa… È impossibile pronunciarla una sola volta, concentrando su ogni parola tutta la propria attenzione, senza che un mutamento reale, sia pure infinitesimale, si produca nell’anima».
Il Padre nostro è la strada per incontrare Dio. O meglio: il Padre, come ci dice Gesù. Un incontro che ci fa assaporare il suo grande amore per noi. Un incontro che allarga i nostri orizzonti, facendoci scoprire, accanto e attorno a noi, coloro che Dio ama, e che sono “nostri” fratelli. «Questa non è una delle tante preghiere cristiane, ma la preghiera dei figli di Dio… Il Padre nostro fa risuonare in noi quei medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Papa Francesco, Udienza, 14 marzo 2018).
Charles Péguy, scrittore, poeta e saggista francese, immagina queste parole pronunciate da Dio: «Mio figlio l’ha detto loro abbastanza che sono il loro padre… Sono soprattutto il loro padre. Colui che è padre è soprattutto padre. Colui che è stato una volta padre non può più essere che padre. Essi sono i fratelli di mio figlio; sono miei figli; sono il loro padre» (Le Mystère des Saints Innocents, 1912).
Una preghiera, dunque, non come successione di parole, ma come stile di vita, modo di essere del credente, di colui che si scopre “figlio” del Padre che è nei cieli.
Gli articoli (i post) che seguiranno sull’argomento vogliono essere allora dei piccoli suggerimenti per entrare o lasciarsi avvolgere nel testo del Padre nostro. Ma il vero lavoro è quello individuale, personale. Ognuno, infatti, mettendosi in ascolto dell’insegnamento di Gesù, può scoprire la chiamata di Dio e la missione che Dio gli affida nel mondo. Dio, che ci chiama come suoi “figli” e ci invita a sentirci a casa davanti a lui, ci invita anche a condividere il suo progetto di bene, di bontà e d’amore per ogni persona e per il creato.
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 1 – continua]
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