Nella seconda domanda del Padre nostro chiediamo a Dio: venga il tuo Regno. Dio è il protagonista: il Regno è il suo. E noi preghiamo che si manifesti nell’oggi. L’uomo deve solo accoglierlo.
L’ebreo orante apre e conclude tutte le sue preghiere con il riconoscimento di Dio come re dell’universo che fa dono, all’uomo, delle realtà della terra. Anche noi, nella celebrazione eucaristica, nella presentazione del pane e del vino, riconoscendoli come doni divini, preghiamo allo stesso modo: «Benedetto sei tu, Signore, re dell’universo».
Nella sacra Scrittura incontriamo spesso affermazioni come “JHWH regna”, “Il regno di Dio”, “Il Signore è re”. Con tali espressioni la Bibbia afferma che Dio è il supremo sovrano dell’universo. Tutto gli appartiene, e ha creato ogni cosa imprimendo in essa una finalità “buona”. Da parte nostra, l’attesa del Regno si esprime anzitutto nel non fare del mondo la nostra proprietà. Dio tuttavia attribuisce a sé l’universo non perché ne ha bisogno, ma per destinarlo gratuitamente all’uomo. Gratuità che chiede di essere accolta e riproposta nelle relazioni umane. Il peccato è quella situazione di male causata dall’uomo nel volersi appropriare del mondo – che non ci appartiene – e nel non rispettare la finalità stabilita da Dio per ogni realtà.
In particolare, poi, Dio è re del suo popolo. È lui, per Israele, l’unico sovrano. Questa certezza nasce dall’esperienza dell’Esodo dall’Egitto, in cui Dio ha direttamente guidato il suo popolo verso la libertà. La regalità di Dio celebra perciò l’azione favorevole e costante di Dio verso il popolo prescelto e amato. Israele sa di essere con Dio e sotto Dio, camminando sotto il suo sguardo e osservando le sue leggi.
Tuttavia, nel corso della storia, Israele ha dovuto arrivare alla decisione di instaurare la monarchia, con un re che riuscisse a riunire le dodici tribù. Sarà Davide a realizzare questo progetto. Ma l’unico vero re rimane JHWH. Che assicura a Davide una discendenza e la sua protezione: «Io susciterò un tuo discendente dopo di te… Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo Regno per sempre… Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio…» (2 Samuele 7,1-17).
Nella realtà, con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, poco per volta il casato di Davide viene meno. La promessa di Dio che quel Regno sarà “stabile per sempre” sembra venir meno. Ma non è così. L’annuncio profetico e la promessa di Dio rimangono validi. Il Signore susciterà un nuovo figlio di Davide, un nuovo figlio di Dio: egli sarà Re-Pastore che porterà la salvezza piena e definitiva, e Re-Messia apportatore di pace e di giustizia per tutti i popoli. Questo figlio è Gesù. E, come annuncia l’angelo Gabriele a Maria: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Luca 1,32).
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 17 – continua]
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