Rimetti a noi i nostri debiti

La richiesta del perdono, nel Padre nostro, è stringata, diretta. Nessun aggettivo per mostrare il nostro sentimento di pentimento. Quando il bisogno è urgente, si chiede e basta. Siamo “figli”, anche se peccatori, e il perdono lo stiamo chiedendo a un Padre, non a un padrone. La domanda del perdono è al plurale: rimetti a noi i nostri debiti. Si chiede perdono per sé e per tutti. Il cristiano non prega solo da figlio, ma sempre anche da fratello.

L’uomo biblico è consapevole di essere peccatore. Lo esprimono chiaramente alcuni testi: «Il cuore dell’uomo è incline al male fin dalla giovinezza» (Genesi 8,21); «Non c’è nessuno che non pecchi» (1 Re 8,46); «Non c’è sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non sbagli mai» (Qoelet 7,20); «Tutti gli uomini sono peccatori» (Romani 3,23); «Tutti manchiamo in molte cose» (Giacomo 3,2); «Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi» (1 Giovanni 1,8).

Gesù, però, nel Padre nostro presentato da Matteo e che noi recitiamo, non adopera la parola “peccati”, ma parla di “debiti”: rimetti a noi i nostri debiti.

Il termine “peccato” appartiene alla sfera religiosa, e indica un comportamento che viola un precetto, una norma, la volontà di Dio. Si ritorna a posto, dopo aver scontato la pena od offerto il sacrificio prescritto. Altro significato, più pregnante, è quello di mancare il bersaglio, aver preso una strada sbagliata. L’errore viene risolto con la conversione verso la via della giustizia. Il concetto di debito va oltre: si riferisce infatti a un bene ricevuto che devo restituire. Finché si tratta di beni materiali da restituire o risarcire, la cosa trova una soluzione. Il problema nasce quando non si ha la possibilità di saldare il debito. Le cose si complicano ancora di più quando nel debito entrano in gioco le relazioni. Quando si tratta di un debito d’amore, un trauma che è stato causato, un tradimento, una fiducia compromessa, calunnie, abusi, omicidi, come si può risarcire il danno? Paradossalmente, un debito nelle relazioni umane, non può essere ricostituito da colui che lo ha causato, per quanto lo voglia, ma da chi lo ha subìto. Così, in un matrimonio, la relazione infranta, non è nelle mani di chi ha tradito, ma di chi ha subìto l’offesa.

Il peccato dell’uomo è un debito verso Dio, è un tradimento della fiducia accordata. Non si tratta di togliere una macchia, come generalmente si dice per il peccato, ma di ricostruire. La richiesta rimetti a noi i nostri debiti riguarda proprio questa opera di rinnovamento dell’uomo.

Per Gesù, il Padre non solo perdona il peccato e il debito, ma li rimette, li cancella, unicamente in base alla sua misericordia, concedendo all’uomo la possibilità di cominciare daccapo. Chi recita il Padre nostro riconosce di essere debitore di tutto a Dio, e che a Lui non può restituire nulla. Ma può confidare nella bontà del Padre.

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 30 – continua]
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