“Padre” è la prima parola, l’ultima è “male”

Consegnando ai discepoli la preghiera del Padre nostro, Gesù mette al primo posto la parola Padre. È questa la parola chiave. Ci rivolgiamo a Dio chiamandolo Padre; sentirlo Padre è la cosa più bella che ci possa capitare.

Alla fine della preghiera, alla parte opposta, c’è un’altra parola, che ci intimorisce: male. Il male è tutto ciò che si oppone al Padre.

Nel Padre nostro, dunque, noi chiediamo di saper scegliere in ogni momento il Padre, e non il male, cioè tutte quelle figure che pretendono di prendere il suo posto.

Ma perché scegliamo il male? Perché non siamo vigilanti. Perché si mostra sotto l’apparenza di bene, tanto simile al bene. Perché ci lasciamo sedurre facilmente. Perché cediamo all’illusione delle sue promesse.

Afferma rabbì Soloviel: «Le due voci, quella di Dio e la voce del male sono terribilmente simili. La differenza fra l’una e l’altra è paragonabile al suono di una goccia di pioggia che cade nel mare».

«Solo chi è attento alla voce del Signore è in grado di valutare, nella propria coscienza, le giuste decisioni per agire secondo Dio» (Benedetto XVI, Regina Caeli, 15 maggio 2011).

«Queste diverse voci risuonano dentro di noi. C’è la voce di Dio, che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male… Come noi sappiamo distinguere una lingua dall’altra, possiamo anche distinguere la voce di Dio e la voce del maligno.La voce di Dio non obbliga mai: Dio si propone, non si impone. Invece la voce cattiva seduce, assale, costringe: suscita illusioni abbaglianti, emozioni allettanti, ma passeggere» (Papa Francesco, Regina Caeli, 3 maggio 2020).

Padre nostro che sei nei cieli” – “ma liberaci dal male”. La preghiera che Gesù ci ha lasciato chiarisce una cosa essenziale: la nostra vita può raggiungere la sua pienezza di realizzazione unicamente nella relazione con Dio Padre. Ma, nella concretezza, ci mette in guardia con tutto ciò che è incompatibile con il nostro essere figli del Padre, a lui somiglianti. Veniamo, quindi, subito orientati verso il Padre, che ci ama, che vuole il nostro bene e la nostra felicità, ma bisogna anche stare attenti e vigilanti per non cedere alle lusinghe del “padre della menzogna” (Giovanni 8,44).

Dire Padre nostro che sei nei cieli significa anche diffidare di chiunque altro pretenda farsi padre e pretenda guidare la nostra vita.

«Attorno a noi… vediamo che la presenza del male c’è, il Diavolo agisce. Ma vorrei dire a voce alta: Dio è più forte! … E sapete perché è più forte? Perché Lui è il Signore, l’unico Signore» (Papa Francesco, Udienza, 12 giugno 2013).

«Il male ha i giorni contati – il male non è eterno –, il male non può più nuocerci… Abbiamo una grande certezza: Dio mi ama; Gesù ha dato la vita per me! Lo Spirito è dentro di me. È questa la grande cosa certa. E il male? Ha paura. E questo è bello» (Papa Francesco, Udienza, 27 febbraio 2019).

Questo è il Padre nostro.

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 41 – continua]