Non abbandonarci alla tentazione

Non abbandonarci alla tentazione: è l’ultimo appello che, nel Padre nostro, rivolgiamo al Padre. Quello che temiamo, infatti, è di trovarci in una situazione nella quale veniamo tentati. Lo sentiamo come un pericolo. Così, preghiamo il Padre che non ci abbandoni nella tentazione; che la tentazione non eserciti su di noi tutta la sua forza di seduzione, non prenda su di noi il sopravvento. Per completezza, di questa parola è bene recuperare il duplice significato che ha nell’originale greco: quello di “prova”, sia come verifica e stimolo alla crescita sia come tribolazione, e quello appunto di “tentazione”, inteso come seduzione al male. I due concetti per noi sono differenti, ma nell’antichità facevano parte dello stesso contenuto del termine. Prova e tentazione stanno insieme. Nel momento della prova, c’è infatti il rischio della tentazione.

Sono tante le tentazioni che accompagnano la nostra vita e che rischiano di impedire l’accoglienza della Parola di Dio e della sua presenza nella nostra vita: l’attrattiva per la ricchezza, la carriera, il successo; l’essere disposti a tutto per trovarsi in una posizione di superiorità; l’ipocrisia religiosa e la ricerca del miracolismo; la perdita di fiducia o lo smarrimento nel sentire Dio lontano in un particolare momento di sofferenza, eccetera.

Tutti lo sappiamo. La tentazione c’è, è inevitabile. Nella Bibbia sono stati messi alla prova e tentati, oltre ad Adamo ed Eva, anche Abramo, Mosè, il popolo di Israele, Elia, Giobbe, Davide; Gesù stesso è stato tentato. Ma noi conosciamo bene la nostra debolezza e la nostra fragilità. Per noi la tentazione è sempre grande; magari non lo è, ma è così che la percepiamo. Di qui la richiesta di aiuto. È dire a Dio: stai con me nella tentazione.

La tentazione è, dunque, un’esperienza quotidiana nella vita cristiana. In realtà non è un male, è anche un momento di verità su noi stessi, in quanto ci obbliga a scegliere tra due amori: stiamo con Dio oppure con gli idoli, qualunque cosa essi siano? Tutto può diventare tentazione: da che parte stiamo? «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male… scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio» (Deuteronomio 30,15-20).

Nel momento della tentazione, vengono messe alla prova la nostra fede, l’attaccamento autentico a Dio, la certezza di sapere che con lui non ci può accadere nulla di male (Salmo 23). Non abbandonarci alla tentazione esprime allora il desiderio e la volontà di rimanere uniti a Dio, anche quando non comprendiamo il suo silenzio, non risponde alle nostre esigenze, e la nostra fede viene meno. Ma, possiamo essere sicuri, come dice papa Francesco (Udienza, 1 maggio 2019), che «Dio lotta con noi, è sempre vicino a noi. Perché? Perché è Padre. Così abbiamo incominciato la preghiera: “Padre nostro”. E un padre non abbandona i suoi figli».

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 34 – continua]
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