Liberaci dal male
La richiesta Non ci indurre in tentazione si completa con una forte invocazione, quasi un grido: ma liberaci dal male. Dopo aver chiesto la vicinanza di Dio per vivere in comunione con lui, diventa inevitabile pregarlo che ci liberi dal male.
Nei Salmi troviamo spesso questa supplica: «O Dio, vieni a salvarmi» (Salmo 70,2); «Sorgi, Signore, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia» (Salmo 44,27); «Liberami, o Signore, dall’uomo malvagio, preservami dall’uomo violento» (Salmo 140).
«L’ultimo grido del “Padre nostro” è scagliato contro questo male “dalle larghe falde”, che tiene sotto il suo ombrello le esperienze più diverse: i lutti dell’uomo, il dolore innocente, la schiavitù, la strumentalizzazione dell’altro, il pianto dei bambini innocenti. Tutti questi eventi protestano nel cuore dell’uomo e diventano voce nell’ultima parola della preghiera di Gesù» (Papa Francesco, Udienza, 15 maggio 2019).
Il male c’è, il male esiste. Ne facciamo esperienza tutti. Gesù è esplicito:«Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno» (Marco 7,21-23).
Questa petizione del Padre nostro adopera il verbo liberare. Il significato letterale del verbo greco è ancora più forte: “strappare via”. Siamo dentro il male che ci stringe da tutte le parti e ci travolge, e chiediamo di essere strappati fuori da esso, di esserne liberati.
Dio è invocato come “liberatore”. È questa l’esperienza del popolo di Israele, confermata nel suo “credo storico”: «…gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide… la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso… Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele» (Deuteronomio 26,4-9).
Il compimento di questa liberazione si ha con Gesù. All’inizio della sua missione, nella sinagoga di Nazaret, legge il testo di Isaia: «Lo Spirito del Signore Dio è sopra di me… mi ha mandato a portare ai poveri la lieta notizia, a proclamare ai prigionieri la liberazione», e conclude: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Luca 4,18-21).
Nel Vangelo, Gesù libera le persone prigioniere del male che rende difficile, se non impossibile, la loro vita sociale e religiosa. Anche noi chiediamo di essere liberati da tutto ciò che ci impedisce di vivere in pienezza. È la preghiera, nella celebrazione eucaristica, dopo il Padre nostro: «Liberaci, Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento…». E, come tanti malati del Vangelo, attendiamo fiduciosi di sentirci dire da Gesù: «Lo voglio, sii purificato» (Matteo 8,3).
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 38 – continua]
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