L’alfabeto di Dio
San Girolamo, il grande traduttore della Bibbia dall’ebraico e greco in latino, esortava: «Leggi spesso le divine Scritture; anzi, le tue mani non depongano mai il libro sacro».
Ponendosi in ascolto di questo monito, il card. Gianfranco Ravasi, nel suo ultimo libro L’alfabeto di Dio (Edizioni San Paolo 2023, pp. 319), propone due percorsi.
Il primo itinerario è all’interno dell’Antico Testamento ebraico. Sono stati selezionati 55 vocaboli che ne sono, per importanza, la spina dorsale. Essi sono proposti nei loro caratteri originari, trascritti per una lettura nel nostro alfabeto e poi ampiamente spiegati, perché esprimono i temi fondamentali del messaggio delle Sacre Scritture. «In un certo senso, potremmo essere in sintonia con la voce di Gesù che queste parole le aveva imparate, le conosceva bene e le ripeteva ogni sabato e nelle feste ebraiche in sinagoga a Nazaret o a Cafarnao, oppure nel tempio di Gerusalemme».
L’altro percorso è all’interno della lingua greca, che ha generato molti nostri vocaboli, anche perché noi siamo eredi di quella cultura, sia nella sua forma classica sia in quella “ellenistica”. A quest’ultima appartengono i libri che compongono il Nuovo Testamento. Anche in questo caso è stata operata la selezione di 52 vocaboli più importanti dal punto di vista del messaggio: una sorta di manuale sintetico della teologia neotestamentaria.
Scrive l’autore: «Il libro nasce da una sfida da tempo coltivata da chi ha insegnato a lungo la comprensione della Bibbia nelle sue due tappe di Antico (o Primo) e Nuovo Testamento. Si tratta del desiderio di far gustare almeno qualche bagliore degli originali dei 73 libri biblici nelle due lingue fondamentali, l’ebraico e il greco».
Il lettore è condotto per mano a iniziare questa avventura “curiosa” di conoscenza delle lingue originali della Bibbia. «L’aggettivo “curioso” ha alla base il latino cura che implica impegno, tensione e persino preoccupazione e affanno. È, come siamo soliti dire, un “prendersi cura”. La fede comprende anche un sapere che esige studio e apprendimento, persino faticoso». Ma questa gioiosa fatica è propedeutica al dialogo con Dio in Gesù Cristo, sua Parola vivente.