Il pane e la logica del dono

Dacci oggi il nostro pane quotidiano: per coglierne il significato è bene rivolgersi al testo biblico.

La storia dell’umanità inizia con il godimento del creato e dei suoi frutti. Ma ben presto avviene il dramma della tentazione e del peccato da parte di Adamo ed Eva (Genesi 2-3). Il non seguire la legge di Dio viene esemplificato con l’immagine del mangiare. La vita è legata a ciò che mangio.

Anche la fine del mondo viene annunciata come una grande festa con Dio e un banchetto: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Isaia 25,6).

Tappa fondamentale della storia biblica è la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto e il lungo cammino nel deserto – quaranta anni – per giungere nella terra promessa. Il cammino presenta subito delle difficoltà. Il popolo è libero, ma per vivere deve trovare da mangiare. Ed ecco le mormorazioni e il rimpianto della sicurezza, anche se in schiavitù. Si dimentica presto quanto Dio ha fatto. È la pretesa del pane assicurato.

E Dio interviene facendo trovare, ogni giorno, la manna. «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo» (Esodo 16,15). Ognuno ne doveva raccogliere il necessario per la giornata, non di più, altrimenti questa imputridisce.

Il dono della manna nel deserto, per il popolo, è anche un insegnamento. Ognuno deve imparare ad accontentarsi, a non accumulare, a essere soddisfatto di quello che c’è. Soprattutto è importante ricordarsi del Donatore. Se accumulo, se possiedo in abbondanza, rischio di dimenticarmi dei doni di Dio. Avendo il pane quotidiano, e invocarlo, mi porta a ricordarmi ogni giorno di Dio e della sua vicinanza.

Un altro passaggio importante è la moltiplicazione dei pani attuata da Gesù in due diverse occasioni. Ne parlano tutti e quattro gli evangelisti (Matteo 14,13-21; Marco 6,30-44; Luca 9,10-17; Giovanni 6,1-15; Matteo 15,21-29; Marco 8,1-10). Alla logica del comprare, dell’arrangiarsi, dove chi non ha i soldi non mangia, Gesù oppone la logica del dono, della condivisione. Dio non ci fa mancare il pane, se sappiamo condividere. Con tutti, senza distinzioni.

Ritroviamo il riferimento al pane nell’ultima cena di Gesù con gli apostoli (Matteo 26,26-29; Marco 14,22-25; Luca 22,14-20; 1 Corinzi 11,23-26). È la cena pasquale, memoriale della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. «Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”». Gesù si offre come pane, un alimento con cui nutrirsi e assimilarlo. «Prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati”». Il sangue dell’alleanza, come elemento di vita e di salvezza.

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 28 – continua]
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