Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Nella seconda parte del Padre nostro il riferimento rimane sempre Dio Padre, è a lui che ci rivolgiamo, ma il contatto con lui si intreccia più direttamente con la vita dell’orante e della comunità. La prima richiesta somiglia alla implorazione di un mendicante: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Nel testo greco originale, il pane è messo ancor più in evidenza: il pane nostro, quello quotidiano, dà a noi oggi.

L’imperativo dà a noi esprime il bisogno, la dipendenza. Il pane è frutto del lavoro dell’uomo, tuttavia lo chiediamo a Dio come dono. Questo ci ricorda che a lui tutto appartiene, e serve a evitare l’orgoglio di attribuire a noi ciò che invece è dono. È quanto Mosè ricorda al popolo, prima di entrare nella terra promessa: «Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato… il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore, tuo Dio… Guàrdati dunque dal dire nel tuo cuore: “La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze”. Ricòrdati invece del Signore, tuo Dio, perché egli ti dà la forza per acquistare ricchezze…» (Deuteronomio 8,12-18).

Il pane nostro quotidiano chiediamo di darcelo oggi. In pratica chiediamo il pane necessario per l’oggi, senza l’affanno di accumulare. Come appunto ci chiede Gesù: «Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete… Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”… Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta…» (Matteo 6,25-34).

Dicendo nostro indichiamo la condivisione: non è il “mio”, ma è il “nostro” pane. È appunto il pane della condivisione. Il più bell’esempio è negli Atti degli apostoli: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere… Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore» (Atti 2,42-46). Il pane che chiediamo non è quindi solo per noi o i “nostri”, ma per ogni persona, come dice Gesù: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere… tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Matteo 25,35.40).

Infine c’è l’accentuazione: il pane… quello quotidiano. Si tratta quindi di un pane speciale, che solo Dio può dare. Lo conferma Gesù: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Giovanni 6,51). Un pane di cui non si può fare a meno.

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 26 – continua]
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