Come possiamo sapere se quello che facciamo è la volontà di Dio su di noi?

Fare la volontà di Dio, nel Padre nostro, è dunque il criterio da seguire. Ma come possiamo avere la certezza che quello che facciamo è la volontà di Dio su di noi?

San Paolo, nella Lettera ai Romani (2,15), afferma che l’uomo, nel suo intimo, riesce a conoscere la volontà di Dio: «quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori».

Tuttavia, questa comunione con Dio e con la sua volontà, nel corso dei secoli, e della vita di ogni persona, è stata dispersa e dimenticata, tutti presi da svariati e differenti interessi.

Dio, allora, si è rivolto agli uomini intervenendo direttamente nella loro storia e attraverso e i profeti. Ce lo racconta la Bibbia. In particolare, Dio ci ha parlato in maniera definitiva con Gesù. Egli è venuto in mezzo a noi, e ci ha mostrato il volto misericordioso del Padre e la sua volontà, perché tutti siano salvi, santi e si riconoscano suoi figli adottivi.

Ma, ugualmente, in tanti fanno fatica ad accogliere la volontà d’amore del Padre che Gesù ci ha rivelato. Non hanno capito il dono grande che viene loro riservato. Come è avvenuto per la colomba, secondo un racconto ebraico. Dio aveva appena creato la colomba, e questa tornò presto da lui a lamentarsi: «Signore dell’universo, c’è un gatto che mi corre sempre dietro, vuole uccidermi, e io devo correre tutto il giorno e guarda che zampe mi hai dato: sono così corte!». Dio la ascoltò, e le diede due ali. Poco dopo la colomba tornò da Dio e protestò: «Signore dell’universo, il gatto continua a corrermi dietro e adesso, con le ali addosso, mi è ancora più difficile correre via. Sono pesanti e non ce la faccio più con le mie zampe piccole e deboli». Dio le sorrise, e disse: «Non ti ho dato le ali perché tu le porti addosso, ma perché le ali portino te!».

Avviene così per la volontà di Dio su di noi: non è da sopportare, ma ci viene data perché ci faccia volare! Spetta a noi capirne il valore!

E qui, abbiamo un secondo aspetto. Riguarda il nostro coinvolgimento. Perché la volontà di Dio, nella logica dell’alleanza, si affida volontà e alla libertà dell’uomo. Dio – ed è una cosa strabiliante – vuole l’uomo accanto a sé per la realizzazione e la costruzione del suo regno sulla terra. A tal punto che, in un midrash, si racconta che il Signore dell’universo, di notte, indossa il tallit, il manto ebraico della preghiera, e supplica l’uomo con queste parole: «Aiutami a scendere presto sulla terra!».

Dio vuole realizzare nel mondo il suo progetto d’amore, ma ha scelto di passare attraverso l’adesione, che può anche non esserci, del volere umano al volere divino. Di qui l’invocazione sia fatta la tua volontà, perché il suo disegno di amore trionfi effettivamente e si realizzi storicamente.

Ma allora, cos’è che Dio vuole da me? Il bene. Che io sia felice, pienamente realizzato. Capace di dono. Fratello tra fratelli che si sentono amati dall’unico Padre del cielo e in comunione con Lui.

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 24 – continua]
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