Il peccato, nella Bibbia, non è solo trasgressione di un precetto o deviazione dalla retta via, ma è soprattutto una offesa arrecata a JHWH, una rottura dell’alleanza con lui. Come recuperare la relazione con Dio? Impossibile per l’uomo. Ecco allora l’implorazione: «Fammi tornare e io potrò ritornare, perché tu sei il Signore mio Dio»(Geremia 31,18); «Crea in me, Dio, un cuore puro; rinnova in me uno spirito saldo» (Salmo 51,12).
L’uomo è consapevole di essere impotente di fronte al male e al peccato. Perciò ricorre alla misericordia di Dio. E non basta che Dio perdoni questa volta: l’uomo continua a peccare. È necessario allora che Dio trasformi il cuore dell’uomo, lo rigeneri, lo renda nuovo. Capace di somigliare al cuore di Dio. Ancora una volta… e un’altra volta…
Gesù dà una indicazione. Chiedere al Padre: rimetti a noi i nostri debiti. Il cristiano sa che Dio perdona, perché ama le sue creature. Lo mostrano le parabole raccontate da Gesù: il re che grazia il debitore che gli doveva diecimila talenti (Matteo 18,23-35); i debitori a cui viene condonato il debito (Luca 7,41ss); il padre misericordioso nei confronti dei suoi due figli (Luca 15,11-32), eccetera. Un’altra conferma è data dall’agire di Gesù. È misericordia a favore dei peccatori, di coloro che erano ritenuti persi, senza possibilità di redenzione. Il perdono divino trova la sua massima espressione nella croce. È il trionfo dell’amore, è la vittoria della vita sulla morte: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Luca 23,43), dice Gesù al malfattore crocifisso con lui. Gesù non solo muore con i peccatori, ma perdonando chi fa il male.
Ma ecco la sorpresa che Gesù inserisce nel Padre nostro: rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Questa richiesta, se consapevole, non può lasciarci indifferenti.
Il perdono di Dio è sicuro: lui è amore che vuole la nostra salvezza. Ma richiede da noi un atteggiamento di fondo che ci porta a perdonare e rimettere i debiti che gli altri, compresi i nemici, hanno nei nostri confronti. È il modo concreto di somigliare a Dio e di costruire la fraternità.
Questo orientamento è così importante che Gesù, al termine del Padre nostro, lo ribadisce e lo esplicita: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Matteo 6,14-15).
Nella preghiera, ci rivolgiamo al Padre. Ma come possiamo invocare il perdono, se noi non ci riconosciamo fratelli capaci di perdonare? È quanto afferma la Bibbia (Siracide 28,2-4): «Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati?».
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 31 – continua]
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