Il mio girovagare alla ricerca di notizie, mi porta a Betlemme. C’è un gran parlare in questi giorni. Segni nel cielo, gente che racconta di messaggeri celesti, personaggi di rilievo giunti per rendere omaggio a un bambino nato da poco. Punto di riferimento è la famiglia di Giuseppe e Maria. Provengono da Nazaret. Sono a Betlemme per adempiere alcune pratiche burocratiche. E qui Maria ha dato alla luce un bimbo. Niente di strano, se non fosse per tutte quelle notizie che circolano… Vado a trovarla. Mi presento con un timido Shalom, il saluto abituale. Come risposta mi giunge, da una voce femminile, un festoso Aleichem Shalom.
Davanti a me una giovane ragazza, occhi vivaci, tipica bellezza di Israele. In braccio, il suo bambino, che dorme placidamente.
Maria, come ti spieghi questo gran parlare di te?
Ma non parlano di me! Tutti raccontano la nascita di Gesù!
La nascita di un bambino è certamente un evento particolare e di gioia in una famiglia. Fin qui però nulla di speciale!
Eppure tante cose lo rendono unico!
Me le puoi raccontare?
Tutto è iniziato quella mattina, mentre preparavo le focacce di pane. All’improvviso è apparso un personaggio, come venuto dal cielo…
Inizio a incuriosirmi…
Questo personaggio mi porge un maphorion rosso. Un maphorion. Per me?! Ma questo… è il mantello del re! E io non sono… Principessa io? Ma che dici? E poi… Ma tu chi sei? Non capivo cosa volesse! Ma c’è di più.
Da come la racconti, deve essere stata una esperienza forte. Che altro è successo?
Mi dice che sono la beneamata da Dio, e annuncia che darò alla luce il Messia, l’atteso delle genti. Io incinta? Impossibile. Io, poi… Madre… del… Messia?!
Posso immaginare la tua gioia! Si avverava il sogno ogni ragazza ebrea!
Al contrario! Mi sono intimorita! È vero, a volte con le amiche ne parlavamo e scherzavamo, ma questo non poteva capitare a noi, della Galilea. Sarebbe certamente capitato a una ragazza, principessa, in Gerusalemme.
E invece la prescelta… eri tu?
Ecco il motivo del mantello regale. E il rivolgersi a me come a una principessa da parte di quel personaggio. Dovevo solo lasciar fare a Dio.
Tu, dunque, la madre del Messia, del Figlio di Dio! E Giuseppe come l’ha presa?
Era come stordito! Voleva farsi da parte. Ma anche lui faceva parte del progetto di Dio! E da persona di fede ha accettato!
Con Giuseppe e il bambino Gesù formate davvero una bella famiglia…
Giuseppe mi vuole davvero un gran bene. Sarà bello dividere la mia vita con lui… E mio figlio… cambierà il mondo. È la mia strada! Continuerò ad essere la serva del Signore…
Considerando le tradizioni ebraiche, vedo che hai operato una rivoluzione, hai infranto ogni regola. Parlare con uno sconosciuto, decidere senza la presenza di un uomo… Come è stato possibile?
Dio mi ha guardata. Ha posato gli occhi, rivolto il suo sguardo su di me. A quel punto tutto diventa possibile. Nessun ostacolo, nessuna regola o tradizione può ancora vincolarmi.
Mi colpisce l’immagine che ho davanti: il bambino, il Messia, Dio, che dorme tra le tue braccia! Non trovi che sia qualcosa di straordinario?
È Dio che ripone la sua fiducia in noi. Certe volte noi ci lamentiamo del silenzio di Dio: in realtà è perché, in quel momento, lui si vuole affidare a noi, dorme tra le nostre braccia.
Quello che dici è grandioso! Una rivoluzione, non ti pare?
Sì! Anche perché, se ti prendi cura di Dio, poco per volta ti lasci trasformare da Lui!
È questa, dunque, la realtà del Natale?
Dio viene tra noi. Ci offre il suo amore. Si affida a noi. Tenendolo tra le braccia, poco per volta scopriamo che l’amore crea il futuro.
Ringrazio e saluto. Porto nel cuore quella scena di intimità in cui Dio si affida alle nostre cure. Uscendo, sento una voce: “L’anno prossimo a Gerusalemme!”. Probabilmente ho capito male, perché questo augurio viene fatto a Pasqua. Eppure lo sento ugualmente valido. Il Dio bambino è anche il Dio che ci libera dalla schiavitù.
* Articolo pubblicato sulla rivista SE VUOI