GMG 2023: il cosmo lo state creando voi

GMG 2023, Cascais (a 35 km da Lisbona), 3 agosto. Papa Francesco incontra i giovani di Scholas Occurrentes, Movimento Educativo Internazionale, creato con decreto dallo stesso Papa Francesco, e diffuso in 190 Paesi, con la missione di creare la Cultura dell’Incontro. Per l’occasione, giovani hanno partecipato al progetto di street art “Vita tra i mondi”, iniziativa che ha coinvolto persone di diversa nazionalità e religione nella realizzazione di uno dei murales più grandi del mondo, di oltre 3 km, al quale il Papa, nella sala dove termina il murale e dove è stato accolto, ha dato la pennellata finale. È la sua firma al mondo sognato dai giovani: «Questa pittura è come una Cappella Sistina, pitturata da voi, però».

Il progetto “Vita tra i mondi” incarna la visione pedagogica di Scholas Occurrentes, evidenziando l’importanza del “tra”, dove avviene l’incontro tra le persone e il mondo, tra il mondo e la vita, dove la vita riacquista il suo significato.

Il Papa, rispondendo agli interventi dei giovani, si è soffermato sui temi della crisi e del caos.

«Sapete da dove viene la parola “crisi”? Quando si raccoglieva il grano, si passava al setaccio [in spagnolo “cribar”: notare la parentela tra “crisi” e “cribar”]. E la crisi nelle persone sono situazioni della vita, eventi, problemi organici, malumore o buonumore. Ti fa cribar, ossia setacciare, e tu devi scegliere». Le scelte fanno crescere, maturare: «Una vita senza crisi è una vita asettica… Una vita senza crisi è come l’acqua distillata, non sa di niente. Non serve a niente». Le crisi, invece, «bisogna accettarle e risolverle… Le crisi le devi percorrere, le devi accettare. E raramente da solo… Camminare insieme per affrontare crisi insieme, risolvere cose. L’importante è andare avanti e crescere insieme».

La crisi è importante, anche perché da essa, cioè da questo “caos” che ognuno di noi sperimenta nella vita può nascere un “cosmos”.

«C’era uno (Carl Gustav Jung) che diceva che la vita dell’uomo, la nostra vita umana, è fare del caos un cosmo, ossia di ciò che non ha senso, è disordinato, è caotico, fare un cosmo, con senso, aperto, inviante, complessivo. Non voglio fare qui il catechista, ma se vediamo la struttura del racconto della Creazione… si narra come Dio dal caos un giorno fa la luce, un altro giorno fa l’uomo, e continua a creare cose e a trasformare il caos in cosmo. Nella nostra vita succede lo stesso: ci sono momenti di crisi – riprendo questa parola -, che sono caotici, che non sai più a che punto di trovi, tutti attraversiamo questi momenti bui. Caos. E qui il lavoro personale, delle persone che ci accompagnano, di un gruppo così, è di trasformare il cosmo… Il cosmo qual è? Lo state costruendo voi nel messaggio che state portando avanti, nel cammino che avete davanti. Non vi dimenticate mai di questo: trasformare un caos in un cosmo».

Papa Francesco ha concluso l’incontro donando una icona che ritrae la parabola del Buon Samaritano (Luca 10,25-37).

«Questa è la storia del buon Samaritano, e nessuno di noi è esente dall’essere un buon Samaritano. È un obbligo che abbiamo tutti». Ebbene, il Samaritano, uno che veniva considerato in maniera negativa come un nemico, di fronte a quell’uomo aggredito e lasciato mezzo morto dai ladroni, «Provò compassione. Vi lascio la domanda: che cosa mi fa provare compassione? Oppure hai un cuore talmente arido che non provi compassione? Ognuno si dia una risposta. E poi che succede? Lo porta in un albergo e gli trova una stanza e dice al locandiere: “Guarda, io ripasserò tra tre giorni. Intanto prendi questo e se serve di più, al ritorno ti pago”. Questo “disgraziato” era uno che pagava. Allora abbiamo i ladroni che uccidono, il buon Samaritano che si prende cura e il levita e il sacerdote che se ne vanno per non diventare impuri. E Gesù dice: questo entra nel Regno dei Cieli, perché si è mosso a compassione. Pensate un po’ a questa storia. Dove sto io? … Evito le difficoltà reali o mi sporco le mani? A volte nella vita bisogna sporcarsi le mani per non sporcarsi il cuore».