Istituto San Gabriele Arcangelo o Gabrielini.
Aggregato alla Società San Paolo
È un Istituto maschile di Vita Consacrata. Prende il nome da San Gabriele, l’Angelo dell’Annunciazione, “patrono degli strumenti della comunicazione”, per sottolinearne il fine apostolico: portare il messaggio della salvezza agli uomini di oggi con i mezzi di oggi. L’Istituto è stato fondato da don Giacomo Alberione il 12 settembre 1958 e ha ricevuto l’approvazione pontificia l’8 aprile 1960.
Vi fanno parte uomini celibi, consacrati con i voti di castità, povertà e obbedienza, per santificarsi ed evangelizzare in famiglia e nell’ambito professionale, vivendo, “nel mondo”, gli stessi ideali paolini, ed estendendo così il campo della missione paolina. Sono presenti in Italia, Argentina, Brasile, Cile, Filippine, Messico, Perù, Spagna, Stati Uniti, Venezuela.
Animati dal desiderio vivo di conformarsi a Gesù, intendono dare attuazione al seguente orientamento del Fondatore: “La vita consacrata è tutta per il Signore, per le anime, si lavorerà e si metterà l’intenzione per le anime; si offrirà tutto con Gesù crocifisso, si darà buon esempio e questo farà spandere il profumo di Cristo attorno” (Meditazioni consacrati secolari, 60).
“L’Istituto di San Gabriele prende il nome da San Gabriele Arcangelo perché vuole formare e avviare i suoi membri ad una vita apostolica di penetrazione; professare in mezzo al mondo la totale consacrazione al Signore con la piena dedizione all’apostolato: servire e cooperare con la Chiesa nel dare all’umanità Gesù Cristo, Maestro, Via Verità e Vita, con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e di mezzi di elevazione della vita individuale e sociale, particolarmente in forme moderne. Ognuno può continuare il sistema di vita che occupa dove è. Il fine speciale dell’Istituto San Gabriele, infatti, è tale che si può zelare in qualsiasi luogo. Quindi i professionisti, gli impiegati, coloro che occupano posti importanti nella società, possono continuare a svolgere la loro attività, anzi in certe circostanze è bene che restino dove sono. La parola di Dio, infatti è libera da qualsiasi vincolo e può penetrare dappertutto, in forme diversissime» (Carissimi in San Paolo, 1302-1303).
In conformità con la consegna del Fondatore i Gabrielini intendono essere “san Paolo vivente oggi”: “Se san Paolo vivesse, continuerebbe ad ardere di quella duplice fiamma, di un medesimo incendio, lo zelo per Dio ed il suo Cristo, e per gli uomini d’ogni paese. E per farsi sentire salirebbe sui pulpiti più elevati e moltiplicherebbe la sua parola con i mezzi del progresso attuale: stampa, cine, radio, televisione. Non sarebbe, la sua dottrina fredda ed astratta. Quando egli arrivava, non compariva per una conferenza occasionale: ma si fermava e formava: ottenere il consenso dell’intelletto, persuadere, convertire, unire a Cristo, avviare ad una vita pienamente cristiana. Non partiva che quando vi era la morale certezza della perseveranza nei suoi. Lasciava dei presbiteri a continuare la sua opera; vi ritornava spesso con la parola e con lo scritto; voleva notizie, stava con loro in spirito, pregava per essi. […] Conoscere e meditare san Paolo nella vita, opere, lettere; onde pensare, ragionare, parlare, operare secondo lui; e invocare la sua paterna assistenza” (San Paolo, ottobre 1954).
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