[1] FORMARE IL PAOLINO PER LA MISSIONE
La formazione integrale del Paolino è sempre in vista della missione. Una formazione “in uscita”, cioè incarnata nella realtà attuale, multiculturale e interculturale. Una formazione con, ai e nei media per evangelizzare nella cultura della comunicazione.
[2] STABILIRE CON CHIAREZZA LA NOSTRA IDENTITÀ PAOLINA
Il Paolino è un uomo chiamato da Cristo e consacrato per essere apostolo della comunicazione, per essere essenzialmente un “editore”, colui che dà forma a una esperienza, che traduce la sua vita personale e comunitaria di fede e di incontro con Cristo in parole, testi, immagini, suoni, video, byte o in qualsiasi altra forma che la tecnica via via sviluppa, al servizio della inculturazione del Vangelo. Questo è lo “scopo unico” della sua vita e della sua azione, della sua vocazione e missione.
[3] PROMUOVERE L’INTENSITÀ DEL “COLORE PAOLINO”
Spesso si corre il rischio di diventare incolori, con una pietà e devozioni comuni a quelle di tutti i cristiani del mondo; e una evangelizzazione come quella data da tanti istituti. «Noi dobbiamo avere una scienza di colore paolino… dobbiamo avere un cuore paolino, la nostra pietà deve avere un colore spiccatamente paolino… e dobbiamo avere una volontà, un’abitudine, un modo di vivere… tutto paolino» (Don Alberione, Alle Figlie di San Paolo, Roma 2008, n. 74, p. 260).
[4] INSISTERE SULLA “FORMAZIONE INTEGRALE”
Nella formazione dell’apostolo il principio più importante trasmesso da don Alberione è quello della integralità: occorre che l’individuo sviluppi in Cristo tutta la sua personalità. Un “processo di cristificazione” che dura tutta la vita, che trova nel Cristo completo la chiave della piena realizzazione.
[5] PERSONALIZZARE LA FORMAZIONE DEL PAOLINO
Ogni persona è unica e chiede un accompagnamento personalizzato e chiaro lungo l’itinerario formativo. Si richiede alla persona di essere protagonista, proattiva, disponibile, aperta verso gli altri, capace di lavorare in équipe. Una formazione specifica e dinamica nello stile di un “artigiano”, un professionista nel suo campo, ma anche un artista che si impegna e si coinvolge profondamente nella sua creazione; che si “sporca le mani”; e vede la sua opera come estensione della sua propria persona.
[6] VIVERE IN COMUNITÀ “MULTICULTURALI”
Le nostre comunità saranno sempre più multiculturali. L’ideale non è la sola “internazionalità”, ma “l’interculturalità”, superando il modello monoculturale dell’omogeneità e dell’uniformità nei comportamenti. Tutti uniti, nonostante le differenze nell’assimilazione e nella pratica dei valori della vita consacrata paolina, in vista della missione.
[7] ABBRACCIARE L’AMBIENTE DIGITALE
«Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita» (Benedetto XVI, Messaggio per la 45a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, 5 giugno 2011). Si tratta non solo di utilizzare i mezzi, ma di abitare una cultura, quella digitale, con uno stile cristiano proprio, da “Paolini”. Pertanto dobbiamo formare e formarci o educarci con, ai e nei media.
[8] CAMMINARE CON LA MENTE APERTA
Rompere ogni forma di autoreferenzialità. «Universalità! Non avere la testa gretta, piccola… Quando c’è la testa piccola e gretta si vive di egoismo, non si vede che noi stessi e qualche piccolo circolo di persone attorno… Grande cuore! Cuore dell’Apostolo, cuore di Gesù! Dilatare il cuore!» (Giacomo Alberione, Alle Figlie di San Paolo, Roma 2003, n. 93, p. 135).
[9] FAR DIVENTARE LE COMUNITÀ VERE “COMUNITÀ FORMATIVE”
La comunità è luogo e soggetto di formazione alla vita consacrata paolina. La vocazione avviene per attrazione e la perseveranza è sostenuta dal contagio. Testimoni gioiosi e coerenti, con uno stile sinodale, segno profetico nel vivere la propria consacrazione e nel compiere la missione.
[10] METTERE AL PRIMO POSTO LA FORMAZIONE
La formazione va messa al primo posto. Sia continua, costante e perseverante, integrale, personalizzata, collegata al concetto alberioniano di “studiosità”.
* Rielaborazione del Decalogo per la formazione paolina per la missione derivato al 2° Seminario Internazionale sulla Formazione Paolina per la missione (Ariccia, 4-8 novembre 2019).
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