DON GIACOMO ALBERIONE [9]: amare tutti
L’attenzione alle persone: è il farsi “tutto a tutti”, in empatia con le situazioni, la cultura, le persone. Evangelizzare è andare incontro all’uomo contemporaneo che incontriamo sulle nostre strade, che si dibatte con i problemi della vita ed è influenzato da una società secolarizzata e consumistica.
“Sentiamoci come san Paolo – esortava don Alberione parlando ai primi missionari – e come san Paolo sentiamoci debitori a tutti gli uomini: ignoranti e colti, cattolici, musulmani e pagani. Tutti amiamo. A tutti indirizziamo il nostro apostolato” (Regina Apostolorum, Aprile 1951).
Don Alberione aveva una predilezione speciale per coloro che vivono ai margini della società. “specialmente il soccorso è prima per i più bisognosi; poiché il pastore, assicurato il gregge fedele, corre ed espone se stesso per la pecorella smarrita. L’apostolo della Stampa preferisce i derelitti… Va ai singoli, va alle case, va agli avversari; va ai poveri vergognosi che non osano mangiare il pane spezzato dal pulpito alla comune dei fedeli; va agli infedeli che ignorano il Padre ed il Figlio con il suo Vangelo e lo Spirito del Padre e del Figlio; va agli insidiati nella fede, per la scuola, per la stampa, per le massime mondane; va ai dubbiosi, va agli uomini assorbiti dalle cure di governo, di ufficio, di lavoro. Ed è l’angelo che a tutti ricorda i destini eterni e le vie del cielo: parla di Dio e del cielo ai figli di Dio che guardano solo la terra” (Apostolato Stampa, Alba, 1933, p. 109).
Ci dobbiamo sentire – scriveva don Alberione – “come san Paolo, debitori a tutti gli uomini, ignoranti e colti, cattolici, comunisti, pagani, musulmani…” (Regina Apostolorum, Aprile 1951).
Il farsi “tutto a tutti” è legato al desiderio di portare alla salvezza: “Per salvare a ogni costo qualcuno”, come dice san Paolo. È un compito che per l’Apostolo, e per noi come apostoli, non conosce né limiti né scuse, al quale non possiamo venir meno perché ce lo ha affidato Dio stesso, e dobbiamo compierlo “ad ogni costo”, con quella inventiva di cui soltanto l’amore è capace.
Rivolgendosi alle Figlie di san Paolo, don Alberione diceva: “Siate Figlie di san Paolo! Egli aveva un cuore ed una mentalità ed una virtù tanto simili a Gesù Cristo: perciò universalità d’amore […]. Egli sapeva trattare con l’Ebreo, con il Greco, con il Romano, coi montanari, i pescatori, i marinari, gli areopagiti, i nobili, gli schiavi. Accresciamo le virtù, dilatiamo i cuori, allarghiamo le nostre vedute: così che comprendiamo l’Europeo, l’Asiatico, l’Africano, l’Americano, l’Australiano…; sud, nord, est, ovest: come Gesù che venne per tutti e tutti chiamò a sé. Comprendere tutte le mentalità; assecondare i disegni del Cuore di Gesù su tutti gli uomini; dare a tutti Gesù Cristo Via Verità Vita […]. Com’è errato lavorare da noi ed imporre noi stessi alle anime! no… è Gesù Cristo che dobbiamo far vivere nelle anime […]. Adattiamoci a lingua, a costumi, esigenze, leggi, usanze, abitudini, tendenze, ambizioni nazionali in sé‚ buone o indifferenti sotto l’aspetto morale, pur di far accettare lo spirito, la vita di fede, le virtù, i mezzi di santificazione, come avrebbe fatto san Paolo” (G. Alberione, Circolare Interna, Luglio 1938, in Considerate la vostra vocazione, Lettere circolari e direttive alle Figlie di San Paolo, EP,1990, pp. 193-194.)
Era un tema caro a don Alberione: “Se san Paolo diceva che il suo cuore si era allargato e che tutti ci stavano dentro, cioè amava tutti, perché noi vogliamo vivere in quella cerchia di affetti egoistici? Allargate il vostro cuore! Bello il cuore di una persona religiosa, quando è modellato sul cuore di Gesù! Essa dice: Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me. Io amo quello che ama Gesù. […] Non è il suo cuore, un cuore ristretto, geloso, che non mira che a se stesso, ma è il cuore di Gesù! Amare tutti: le anime purganti, le anime dei moribondi, le persone dei nostri lettori, le loro anime; amare tutti gli uomini e pregare per tutti; tutti: siano essi italiani od europei, o appartenenti agli altri continenti: Asia, America, Australia, Oceania, Africa. Amare tutti come amò Gesù” (Alle Figlie di San Paolo, 1942, 137).
In tempi odierni, ci incoraggia, in questo, Papa Francesco: “Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno…” (Evangelii Gaudium, 23).
Un percorso attraverso i pannelli che raccontano la sua storia, presenti nel corridoio antistante la sottocripta della Basilica Regina degli Apostoli