Il volto di Dio nella preghiera

Quale volto di Dio si mostra e si crede attraverso la preghiera? A questa domanda offre una risposta Emanuela Buccioni, biblista, consacrata nell’Ordo Virginum, nel suo libro La preghiera nell’Antico Testamento. Edizioni San Paolo 2024. «Grazie alle testimonianze sul Dio rivelato dall’Antico Testamento scopriamo il Signore come colui che è sempre disponibile a farsi mirabilmente vicino, pronto ad adattare le sue parole e le sue richieste a quanto gli interlocutori sono capaci di intendere. La modalità con cui Dio si fa conoscere evolve con chi lo ascolta, lo invoca, lo ama».

«Spesso la preghiera è concepita principalmente come richiesta a Dio nel bisogno, ma essa è essenzialmente esperienza di ascolto. La prima parte dello Shema‘ dice infatti: “Ascolta, Israele”, un imperativo che dice l’esigenza essenziale del decentramento, dell’ascolto di un Altro e dell’apertura alla sorpresa, alla novità.

Lo stupore del rendersi conto che non solo Dio esiste, ma è un Dio che parla, cerca relazione, chiama e invia, è esperienza che ha segnato la storia del popolo ebraico da Abramo in poi e si rivolge poi a ognuno che abbia orecchie per ascoltare. Dio non è solo un essere caratterizzato da particolari attributi da riconoscere – la sua onnipotenza o grandezza, la sua provvidenza o bontà – ma si manifesta innanzitutto con la sua Parola, come chi ha qualcosa da dire riguardo se stesso e riguardo quelli a cui si rivolte. Già nel rivolgersi agli interlocutori li colma di dignità. […]

La vera preghiera non è mai semplice ripetizione, perché in essa è possibile intuire il volto affascinante di Dio che stimola la ricerca spirituale e la crescita personale; grazie alla preghiera continuiamo a cercare “le cose di lassù” (Colossesi 3,1), che ci appartengono e alle quali apparteniamo».

«Le situazioni della vita con le persone che le animano, le gioie e le speranze, i dolori e le angosce, sono, nella preghiera, presentate al Signore. Egli si pone accanto a ciascuno nella condizione reale in cui si trova e lo invita a fare dei passi insieme a lui.

Attraverso l’approfondimento, la preghiera e la prassi si assume gradualmente lo sguardo di Dio, che di racconto in racconto, di esperienza in esperienza, si mostra più profondo e più vasto di quello che l’essere umano pensa».

Facciamo spazio alla lettura per intero della preghiera del Padre nostro perché, anche se probabilmente tutti la conosciamo a memoria, ci sarà di aiuto soffermarci sul testo rallentando la lettura e permettendo così alle parole di Gesù di entrarci dentro in una maniera nuova. Gustare è il verbo migliore che descrive la vita spirituale, come canta il Salmista: “Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia”.

Luigi Maria Epicoco, sacerdote, teologo e scrittore, nel suo libro Il Padre nostro. Edizioni San Paolo 2024, offre un commento a questa preghiera insegnata dallo stesso Gesù, “forma” per ogni preghiera cristiana. Il Padre nostro è la più grande professione di fede che come cristiani possiamo fare: essa non è una semplice recita di parole, ma un programma che impegna tutta la nostra vita.

«La preghiera del Padre nostro è come una mappa che vuole condurci al cuore stesso della missione di Gesù. “In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Giovanni 14,9-14). Essere ascoltati è per noi una certezza, perché l’essere ascoltati ed esauditi testimonia il fatto che Gesù ha portato a compimento la Sua missione: farci diventare tutti figli nel Figlio (cfr Galati 4,4-7)».

Pregare il Padre nostro significa essere figli, ed essere figli significa essere come Gesù, ed essere come Gesù significa essere amati di Amore infinito. La nostra preghiera sarà vera preghiera quando anche noi potremo dire come Gesù e con lui: Padre nostro.

Pregare è lasciare che l’Amore di Dio inondi i nostri cuori fino al punto che quell’Amore raggiunga la Sua vera maturazione divinizzandoci. “Dio è Amore” (1 Giovanni 4,8.16), e chi si lascia amare da Lui diventa come Lui. La nostra preghiera, allora, sarà vera preghiera quando anche noi potremo dire come Gesù: “Chi vede me, vede il Padre”».