La San Paolo e la sua missione di evangelizzare nella cultura della comunicazione [1]
La missione della San Paolo si concretizza attorno a una parola: EVANGELIZZARE.
Una parola fin troppe volte usata e citata. Ma non basta dirla perché di fatto la si realizzi. Cosa significa “evangelizzare”?
«Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità, e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa… convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l’attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l’ambiente concreto loro propri… raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza…
Occorre evangelizzare – non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici – la cultura e le culture dell’uomo… partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio…
La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la Buona Novella» (Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, 1975, nn. 18-20).
Due, quindi, gli aspetti da tener presenti nell’evangelizzazione. I contenuti e la modalità dell’annuncio. Il contenuto deve portare a Dio, e la modalità dell’annuncio deve trasformare chi riceve l’annuncio, e la stessa cultura. Una modalità che si pone al quarto livello dei processi comunicativi: l’adesione esistenziale.
«La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza…». (Benedetto XVI, Omelia nella Santa messa per la nuova evangelizzazione, 16 ottobre 2011).
«Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla» (Benedetto XVI, GMG 2005, Spianata di Marienfeld, 21 agosto 2005)
«Non vi può essere vera evangelizzazione senza l’esplicita proclamazioneche Gesù è il Signore», e senza che vi sia un «primato della proclamazione di Gesù Cristo in ogni attività di evangelizzazione… l’evangelizzazione, come gioiosa, paziente e progressiva predicazione della morte salvifica e della Risurrezione di Gesù Cristo, dev’essere la vostra priorità assoluta» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 110 [citando Giovanni Paolo II, Ecclesia in Asia]).
«La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati… se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 120).
«Tutti siamo chiamati ad offrire agli altri la testimonianza esplicita dell’amore salvifico del Signore, che al di là delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza, la sua Parola, la sua forza, e dà senso alla nostra vita… Quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri. La nostra imperfezione non dev’essere una scusa; al contrario, la missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per continuare a crescere» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 121).
«Il mandato missionario del Signore comprende l’appello alla crescita della fede quando indica: “insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Matteo 28,20)… Il primo annuncio deve dar luogo anche ad un cammino di formazione e di maturazione… Ciascun essere umano ha sempre di più bisogno di Cristo, e l’evangelizzazione non dovrebbe consentire che qualcuno si accontenti di poco, ma che possa dire pienamente: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Galati 2,20)» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 160).