«“Come può il cristianesimo attirare l’immaginazione dei nostri contemporanei?” (T. Radcliffe O.P.). La sfida è ardua e chiede di riorganizzare in sinergia tutte le risorse utili all’annuncio: visioni teologiche, stili di cristianesimo, prassi ecclesiali, linguaggi e azioni pastorali. Tutto dovrebbe essere orientato alla liberazione del cristianesimo dal simulacro senza vita che spesso ne è stato fatto: abbiamo annunciato una salvezza contrapposta alla vita e una relazione con Dio fondata sui criteri religiosi dell’adempimento di doveri morali e dell’osservanza esteriore, fino a instillare nell’immaginario collettivo l’idea che il cristianesimo fosse fondamentalmente antiumano…
Ben prima della critica religiosa o atea, però, è il Vangelo stesso che si oppone a questa immagine di Dio. Gesù la ritratta fino in fondo, la mette in discussione fino a rovesciare i criteri della religione, la costringe all’angolo, ne determina una crisi irreversibile, la distrugge e la supera per offrirci l’unico volto di Dio possibile: il Dio-Amore, misericordioso e compassionevole. È il Dio-Abbà, che ama fino alla fine e scagiona anche i nemici, manifestato dallo stile di Gesù, dalle sue parole e dai suoi gesti, in particolare dagli incontri con l’umanità fragile e ferita, piegata nel corpo e spesso oppressa nello spirito, dinanzi alla quale Egli si presenta sempre e solo come il Dio-Amore, che guarisce e rialza. Occorre allora ritornare a Gesù e al suo gesto di liberazione…».
Francesco Cosentino, Dio ai confini. La rivelazione di Dio nel tempo dell’irrilevanza cristiana. Edizioni San Paolo, 2023.
Francesco Cosentino, docente di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e Officiale presso la Segreteria di Stato in Vaticano, è autore di diversi saggi e contributi teologici riguardanti la relazione tra cristianesimo, postmodernità e indifferenza religiosa, con una attenzione particolare al tema delle false immagini di Dio. In questo volume, dopo una riflessione che va dalla Rivelazione al Concilio Vaticano II, mette a fuoco una “teologia dei confini” che, accogliendo e dialogando con le sfide del nostro tempo, genera approcci, visioni e pratiche credenti verso il “Dio senza confini” della rivelazione cristiana.
Come è possibile fare esperienza del Dio che si è rivelato in Gesù? Questa domanda è oggi di grande attualità. Il mondo occidentale, infatti, da lungo tempo ha messo Dio “ai confini”, relegandolo ai margini della vita e costringendo la fede cristiana alla irrilevanza. Tuttavia, è la stessa rivelazione di Dio che ci situa lungo il confine. In Gesù, Dio si manifesta infatti come Colui che si coinvolge nella vicenda umana, “lasciando” i cieli per varcare la soglia della storia; così, Egli abita il confine tra il divino e l’umano, accogliendo in sé le frontiere più fragili dell’esistenza, spesso segnate dalla povertà e dalla sofferenza.
«L’immagine del confine si radica nello stesso evento cristiano, e cioè nella vicenda di Gesù di Nazareth. L’avvento del Messia rappresenta una “rottura” all’interno della storia umana e provoca un “dislocamento”, una carica di novità che ci chiede di rivedere le nostre abituali interpretazioni del mondo. Infatti, quando Gesù inizia la Sua missione, proclama le Beatitudini, tocca gli ammalati, pranza con i peccatori, preferisce i samaritani ai devoti al tempio, inaugura una profonda trasgressione che rimette in discussione… le maschere dell’ipocrisia e il moralismo ottuso di una certa religiosità».
«Gesù trasgredisce e supera il limite imposto dalla religione che, spesso, preoccupata dell’osservanza dei precetti, trascura l’amore verso l’uomo. Apice e culmine di una tale impostazione di vita è la morte di croce in cui Egli vive l’esperienza – scandalosa per un Dio – della morte».
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