La prima parte del Padre nostro si conclude con “come in cielo così in terra” e si collega idealmente ai “cieli” della invocazione iniziale “Padre nostro che sei nei cieli”. Si riferisce a tutte e tre le domande di questa parte della preghiera e non solo a “sia fatta la tua volontà”. Preghiamo perché il nome di Dio sia ovunque santificato, il suo Regno si estenda ovunque e ovunque sia fatta la sua volontà. Il cielo e la terra riguardano dunque l’insieme di tutta la realtà, quella divina e quella creata, tra cui l’uomo. E sottolinea l’universalità delle prime tre richieste.
Ma non solo. Cielo e terra sono messi in relazione. L’orante chiede a Dio che realizzi sulla terra quanto ha già fatto nel cielo, dove tutto è già nella pienezza, e porti quindi a compimento il suo progetto di salvezza. Ciò significa anche relativizzare ogni tentativo di presa di potere da parte di qualunque realtà della terra, umana o tecnologica, sapendo che il mondo, l’umanità e la storia sono un continuo cammino di realizzazione del regno di Dio.
Ovviamente, pregando così, l’orante sa di essere coinvolto. Il futuro si prepara sulla terra, in un impegno quotidiano e avendo il cielo come riferimento. Il cristiano guarda perciò agli insegnamenti divini in modo da agire in vista del Regno. Con la sua preghiera, quindi, il cristiano non solo esprime il desiderio del cielo, ma fa in modo che tutto questo possa essere presente già qui, sulla terra. I due termini “come… così”, oltre a esprimere una differenza temporale (quello che è in cielo lo desideriamo per la terra), dicono infatti anche una contemporaneità (come è in cielo, sia qui ora sulla terra).
Dire “come in cielo, così in terra” evoca anche la creazione: «In principio Dio creò il cielo e la terra… Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Genesi 1,1.31). La ribellione dell’uomo sembra far venir meno il progetto di Dio. Ma non è così. Ed ecco il prospettarsi di novità: «Così dice il Signore Dio… “Io creo nuovi cieli e nuova terra”» (Isaia 65,17); «E vidi un cielo nuovo e una terra nuova…» (Apocalisse 21,1). Nuova creazione compiuta in Gesù. Che ci offre una prospettiva straordinaria. La vediamo in una preghiera che rivolge al Padre: «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato» (Giovanni 17,24).
Dire come in cielo, così in terra è dunque affermare che siamo consapevoli della nostra vocazione: chiamati a una pienezza di vita e alla costruzione del mondo secondo il disegno di amore di Dio. E somigliare a Dio nella vita di ogni giorno. In che modo? Prestando attenzione alla porzione di realtà che ci viene affidata – famiglia, amici, lavoro, bisognosi… -, trasformandola in paradiso attraverso l’amore, dove viene santificato il nome di Dio, si realizza il suo regno e si compie la sua volontà d’amore.
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 25 – continua]
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