Il 28 maggio 2023, il Dicastero vaticano per la Comunicazione ha pubblicato una Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media, dal titolo Verso una piena presenza. Attraverso una serie di post, mettiamo in evidenza gli aspetti più peculiari. Ecco il post [5], relativo ai nn. 25-36.
Nell’approfondire il tema delle reti sociali, il documento fa emergere l’importanza dell’ascolto. «Se nelle reti sociali online è insita la tentazione dell’individualismo e dell’autoesaltazione… non siamo condannati a cadere, volenti o nolenti, in questi atteggiamenti. Il discepolo che ha incontrato lo sguardo misericordioso di Cristo ha sperimentato qualcosa di diverso. Lui o lei sa che la buona comunicazione inizia con l’ascolto e la consapevolezza di trovarsi davanti un’altra persona».
«Nella parabola del buon Samaritano, l’uomo picchiato e lasciato morire fu aiutato dalla persona più inaspettata: al tempo di Gesù, il popolo ebraico e quello samaritano erano spesso in contrasto. Semmai, il comportamento atteso sarebbe stata l’ostilità. Il Samaritano, invece, non vide quell’uomo malmenato come un “altro”, ma semplicemente come qualcuno che aveva bisogno di aiuto. Provò compassione, mettendosi nei panni dell’altro, e diede qualcosa di sé, il suo tempo e le sue risorse per ascoltare e accompagnare qualcuno che aveva incontrato».
«La parabola può ispirare le relazioni sui social media perché mostra la possibilità di un incontro profondamente significativo tra due perfetti sconosciuti. Il Samaritano abbatte il “divario sociale”: va oltre i confini dell’accordo e del disaccordo».
«Siamo invitati a vedere il valore e la dignità di chi è diverso da noi. Siamo anche invitati a guardare oltre la nostra rete di sicurezza, i nostri silos e le nostre bolle. Diventare prossimi nell’ambiente dei social media richiede intenzionalità. E tutto inizia con la capacità di ascoltare bene, di lasciare che la realtà dell’altro ci tocchi».
«L’ascolto è un’abilità fondamentale che ci permette di entrare in rapporto con gli altri e non solo di scambiare informazioni.
I nostri dispositivi… sono carichi di informazioni. Ci troviamo inseriti in una rete di informazioni, in contatto con altri attraverso post condivisi di testo, immagini e suoni. […] Questa abbondanza di informazioni ha molti vantaggi: quando facciamo parte della rete, le informazioni sono prontamente e ampiamente accessibili e personalizzate in base ai nostri interessi. Allo stesso tempo, la disponibilità infinita di informazioni ha creato… il sovraccarico di informazioni, quando la nostra capacità cognitiva di elaborazione soffre a causa dell’eccesso di informazioni a nostra disposizione. In tale contesto, la nostra attenzione non è concentrata, mentre cerchiamo di navigare in questa travolgente rete di informazioni e interazioni social. Invece di concentrarci su una questione alla volta, la nostra continua attenzione parziale migra rapidamente da un argomento all’altro.
Nella nostra condizione di “sempre connessi”, siamo esposti alla tentazione di postare all’istante, poiché siamo fisiologicamente assuefatti alla sollecitazione digitale, desiderando sempre più contenuti in uno scrolling infinito e frustrati da qualsiasi mancanza di aggiornamenti.
Una sfida cognitiva importante della cultura digitale è la perdita della nostra capacità di pensare in modo profondo e mirato. Scrutiamo la superficie e restiamo in acque poco profonde, piuttosto che ponderare le cose in profondità».
«Senza il silenzio e lo spazio per pensare lentamente, profondamente e in modo mirato, rischiamo di perdere non solo le capacità cognitive ma anche la profondità delle nostre interazioni».
«Con questo sovraccarico di stimoli e di dati che riceviamo, il silenzio è un bene prezioso, perché assicura lo spazio per la concentrazione e il discernimento […] Il “silenzio” in questo caso può essere paragonato a una “disintossicazione digitale”, che non è semplicemente un’astinenza, ma piuttosto un modo per entrare più profondamente in contatto con Dio e con gli altri.
L’ascolto scaturisce dal silenzio ed è fondamentale per prendersi cura degli altri. Ascoltando accogliamo una persona, le offriamo ospitalità e le mostriamo rispetto».