Papa Francesco, il 30 gennaio 2023, ha ricevuto in udienza la Federazione Italiana Pallavolo. Nel suo discorso, ha saputo trarre, dalle azioni fondamentali di questo sport, delle indicazioni valide anche per la vita umana e cristiana.
Il gioco inizia con la battuta, tecnicamente chiamata “servizio”. È l’azione che dà il via al gioco, lanciando la palla nel campo della squadra avversaria. Dice il Papa: “Nella partita, così come nella vita di ogni giorno, occorre prendere l’iniziativa, assumersi la responsabilità, coinvolgersi. Mai restare fermi! Lo sport può aiutare molto a superare timidezze e fragilità, a maturare nella propria consapevolezza, ad essere protagonisti”.
Il primo contatto con la palla dopo la battuta è la ricezione, e ha come obiettivo l’inviare la palla verso un’area ben determinata dove si trova il palleggiatore. Commenta il Papa: “Come bisogna essere pronti a ricevere la palla per indirizzarla in una determinata area, così è importante essere disponibili ad accogliere suggerimenti e ad ascoltare, con umiltà e pazienza. Non si diventa campioni senza una guida, senza un allenatore disposto ad accompagnare, a motivare, a correggere senza umiliare, a sollevare quando si cade e a condividere la gioia della vittoria. Servono persone che siano punti di riferimento solidi, capaci di insegnare a “ricevere” bene, individuando i talenti dei propri atleti per farli fruttificare al meglio”.
C’è poi l’alzata, il passaggio verso il compagno o la compagna che ha il compito di finalizzare l’azione. Papa Francesco sottolinea che “non si è mai soli, c’è sempre qualcuno da servire. Non esiste solo la dimensione individuale, ma si è parte di un gruppo: ognuno è chiamato a dare il proprio contributo perché si possa vincere insieme”.
Il momento conclusivo dell’azione è l’attacco, il movimento tecnico che serve a spedire la palla nel campo degli avversari. Il modo principale è la schiacciata. “Decisiva è certamente l’azione di attacco, che consente di fare punti e di costruire la vittoria. Lo sport deve promuovere un sano agonismo, senza scadere nella tentazione di vincere calpestando le regole”.
Il muro è l’azione svolta dai giocatori in prima linea per bloccare l’attacco avversario. Osserva Papa Francesco: “Per opporsi all’attacco, si fa il muro. Questa parola ci fa pensare ai muri presenti in diversi luoghi del mondo, segno di divisione e di chiusura, dell’incapacità degli uomini di dialogare, della presunzione di chi pensa che ci si può salvare da soli. Invece, nella pallavolo, quando si fa muro si salta in alto per affrontare la schiacciata avversaria: questo gesto ci aiuta a pensare la parola in un’accezione positiva. Saltare in alto significa distaccarsi da terra, dalla materialità e dunque da tutte quelle logiche di business che intaccano lo spirito sportivo. I soldi e il successo non devono mai far venire meno la componente di gioco, di divertimento”.
Nel suo discorso, il Papa fa anche due precisazioni.
“Il sacrificio, l’allenamento, il rigore sono elementi imprescindibili dello sport”: servono nella preparazione e per essere pronti, adeguati, nell’azione.
“In un mondo dove si sgomita per apparire e per emergere a tutti i costi, dove l’io viene prima del noi, dove si scarta chi è debole e improduttivo, lo sport può essere segno convincente di unità, di integrazione, e può lanciare un messaggio forte di pace e di amicizia”.
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